giovedì 29 gennaio 2015


DEMOCRAZIA E SICUREZZA BENI INDISSOLUBILI AL DI LA' DI OGNI PERCEZIONE
 
 
Se parliamo di LEGALITA’vuol dire certamente che, nella nostra società, sono presenti comportamenti non legali (ovvero, comportamenti non rispettosi della Legge), che mettono in crisi i rapporti e gli stessi principi della convivenza civile, che tendono a minare le basi democratiche della nostra organizzazione sociale.

            Eppure, vivere nella legalità dovrebbe essere l’espressione della “normale” quotidianità per tutti quegli atti che una persona svolge, nel sistema delle relazioni sociali di cui è soggetto e protagonista.

            Tutti dovremmo (e, pertanto, dovremmo essere chiamati a) vivere nella legalità.

La legalità dovrebbe essere la direttrice dei nostri comportamenti.

Vivere la nostra vita nella legalità, vuol dire avere consapevolezza che il rispetto delle regole, che attengono sempre ad una volontà comune e condivisa, e che pertanto vanno intese come valore, deve essere il denominatore comune dei comportamenti di tutti. Non farne pratica quotidiana, non accettare di rispettarle, rifiutarle, apre ad atteggiamenti, a comportamenti, ad una mentalità di illegalità che porta a barattare diritti con doveri, ad accettare e a favorire tutte le scorciatoie possibili per arrivare (che importa come!). E’ in questa dinamica che si strutturano arroganza, abusi, violenze; da qui i prevaricatori, i profittatori, i disonesti.

 

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Noi, che siamo componenti di questa società, territorialmente definita, abbiamo a che fare con questi comportamenti? Noi,  che ci reputiamo cittadini (quasi) modello, cosa c’entriamo con questi discorsi?

Forse possiamo trovare un aiuto (a riflettere più approfonditamente), in due pensieri che ci hanno lasciato due uomini del XX secolo.

“Il giusto non è incolpevole delle azioni del malvagio” (Kahlil Gibran, poeta, pittore e filosofo libanese, 1883-1931)

“Ciò che e’ dannoso nel mondo non sono gli uomini cattivi, ma il silenzio di quelli buoni”

 (Martin Luther King).

(forse volevano dire che)

Il “giusto/buono” che è consapevole di ciò che accade e resta in silenzio diventa corresponsabile.

 

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Tra tutte le istituzioni, la Scuola è chiamata ad assumere un ruolo centrale nell’educare alla legalità e nel diffondere una cultura di valori civili, in quanto luogo privilegiato in cui poter attivare interventi/percorsi di formazione in tal senso.

La Scuola è luogo in cui si apprendono le norme essenziali del vivere civile, si impara a rispettare le libertà e i diritti di tutti, si acquista consapevolezza del fatto che il rispetto delle regole nella vita quotidiana migliora la qualità della vita stessa; è luogo di tutela dei diritti e di esercizio di doveri e pone fra le sue finalità quella di educare le giovani generazioni a diventare cittadini consapevoli, sviluppandone il senso civico, capaci di assumersi la responsabilità del proprio e dell’altrui futuro.

La cultura della legalità può diventare il nesso, la congiunzione tra l’istruzione e l’esperienza, attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti nella vita della scuola, con l’obiettivo di sviluppare la loro capacità di assumere impegni, di autoregolarsi e di amministrarsi, per spronarli ad un costante impegno sociale.

Diventa, pertanto, prioritario sviluppare e potenziare la conoscenza dei valori costituzionali attraverso interventi educativi centrati sui temi della cittadinanza democratica ed attiva.

Il rispetto della legalità, la conoscenza dei principi costituzionali, l’osservanza dei diritti e dei doveri sono i mezzi più adeguati per far divenire i giovani protagonisti in un progetto comune e solidale volto allo sviluppo della società.

E’ un po’ il percorso che faremo come attività per realizzare questo progetto.

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Prof. Antonio Passannanti

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