domenica 14 giugno 2020

La legalità è

La LEGALITA’ è …

 


Se parliamo di LEGALITA’ vuol dire certamente che, nella nostra società, sono presenti comportamenti non legali (ovvero, comportamenti non rispettosi della Legge), che mettono in crisi i rapporti e gli stessi principi della convivenza civile, che tendono a minare le basi democratiche della nostra organizzazione sociale.

         Eppure, vivere nella legalità dovrebbe essere l’espressione della “normale” quotidianità per tutti quegli atti che una persona svolge, nel sistema delle relazioni sociali di cui è soggetto e protagonista.

         Tutti dovremmo (e, pertanto, dovremmo essere chiamati a) vivere nella legalità.

La legalità dovrebbe essere la direttrice dei nostri comportamenti.

Vivere la nostra vita nella legalità, vuol dire avere consapevolezza che il rispetto delle regole, che attengono sempre ad una volontà comune e condivisa, e che pertanto vanno intese come valore, deve essere il denominatore comune dei comportamenti di tutti. Non farne pratica quotidiana, non accettare di rispettarle, rifiutarle, apre ad atteggiamenti, a comportamenti, ad una mentalità di illegalità che porta a barattare diritti con doveri, ad accettare e a favorire tutte le scorciatoie possibili per arrivare (che importa come!). E’ in questa dinamica che si strutturano arroganza, abusi, violenze; da qui i prevaricatori, i profittatori, i disonesti.

 

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Noi, che siamo componenti di questa società, territorialmente definita, abbiamo a che fare con questi comportamenti? Noi,  che ci reputiamo cittadini (quasi) modello, cosa c’entriamo con questi discorsi?

Forse possiamo trovare un aiuto (a riflettere più approfonditamente), in due pensieri che ci hanno lasciato due uomini del XX secolo.

“Il giusto non è incolpevole delle azioni del malvagio” (Kahlil Gibran, poeta, pittore e filosofo libanese, 1883-1931)

“Ciò che e’ dannoso nel mondo non sono gli uomini cattivi, ma il silenzio di quelli buoni”

 (Martin Luther King).

(forse volevano dire che)

Il “giusto/buono” che è consapevole di ciò che accade e resta in silenzio diventa corresponsabile.

 

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Tra tutte le istituzioni, la Scuola è chiamata ad assumere un ruolo centrale nell’educare alla legalità e nel diffondere una cultura di valori civili, in quanto luogo privilegiato in cui poter attivare interventi/percorsi di formazione in tal senso.

La Scuola è luogo in cui si apprendono le norme essenziali del vivere civile, si impara a rispettare le libertà e i diritti di tutti, si acquista consapevolezza del fatto che il rispetto delle regole nella vita quotidiana migliora la qualità della vita stessa; è luogo di tutela dei diritti e di esercizio di doveri e pone fra le sue finalità quella di educare noi giovani generazioni a diventare cittadini consapevoli, sviluppandone il senso civico, la capacità di assumerci la responsabilità del proprio e dell’altrui futuro.

La cultura della legalità può diventare il nesso, la congiunzione tra l’istruzione e l’esperienza, attraverso il coinvolgimento attivo degli studenti nella vita della scuola, con l’obiettivo di sviluppare la nostra capacità di assumere impegni, di autoregolarci e di amministrarci, per spronarci ad un costante impegno sociale.

Diventa, pertanto, prioritario sviluppare e potenziare la conoscenza dei valori costituzionali attraverso interventi educativi centrati sui temi della cittadinanza democratica ed attiva.

Noi giovani abbiamo bisogno di Voi e Voi adulti di noi, alla legalità ci si educa insieme. Una testimonianza preziosa, è quella di Nino Caponnetto. «La mafia teme più la scuola della giustizia. L'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa» diceva il grande magistrato che tra il 1983 e il 1988 - dopo l'uccisione di Rocco Chinnici - Il suo impegno per la giustizia non è finito con la carriera di magistrato. Dopo essere andato in pensione, "nonno Nino", come veniva affettuosamente chiamato, ha iniziato a girare l'Italia per dare voce a una memoria da trasformare in impegno, e trasmettere ai giovani il senso di una legalità da costruire a partire dalle nostre scelte quotidiane. È la cultura, ci ha insegnato Caponnetto, che dà la sveglia alle coscienze.

Una testimonianza storica ci è data pure da Calamandrei quando dice “voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell'Italia e del mondo.”

 La Costituzione, è l'affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune che se va a fondova a fondo per tutti, questo bastimento”.

 

Il rispetto della legalità, la conoscenza dei principi costituzionali, l’osservanza dei diritti e dei doveri sono i mezzi più adeguati per farci divenire  giovani protagonisti in un progetto comune e solidale volto allo sviluppo della società.

 

 

 

 

 

Concludo citando un  pensiero di Teodore Rooselvet

 

“L’Uomo nell’Arena”

Chi conta non è il critico, non è l’uomo che fa vedere dove una creatura è inciampata o dove un realizzatore avrebbe potuto fare meglio. Il merito appartiene all’uomo che veramente si trova nell’arena, con la faccia coperta di polvere, di sudore e sangue:all’uomo che lotta valorosamente, che sbaglia ma ritenta ripetutamente, giacché non c’è sforzo senza errore e difficoltà, all’uomo che realmente punta verso la realizzazione dell’impresa, che conosce la grande dedizione, che consuma se stesso per una grande causa, un uomo che nella migliore delle ipotesi alla fine raggiunge la meta e il trionfo e, nella peggiore, se fallisce dopo aver osato tanto, sa che il suo posto non sarà mai tra coloro che hanno un animo gelido e pusillanime e non conoscono né la vittoria, né la sconfitta.

                                                                         


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Prof. Antonio Passannanti

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